venerdì 24 maggio 2019

Ama la terra come te stesso - Assisi - trascrizione dell'intervento di Herbert Anders (non rivista dall'autore)


I. Documento di Accra - 2004
Storia
1. Pressante appello delle chiese dell'Africa australe (1995): “Siamo arrivati alla dolorosa conclusione che la realtà africana della povertà, causata da un ordine mondiale economico ingiusto, non è più un problema etico, ma è diventata uno teologico. Essa costituisce adesso uno status confessionis.
Nel meccanismo dell'odierna economia globale si gioca l'evangelo per poveri.”
(WARC-SAARC Consultation, 12-17 October 1995, Mindolo Ecumenical Foundation, Kitwe, Zambia)

2. 23a Assemblea Generale dell'ARM (1997) : processus confessionis

3. Consultazioni in tutti i continenti: San José (America Centrale) 1996,Bangkok (Asia) 1999, Città del Capo (Africa) 2001, Buenos Aires (Americadel Sud) 2003, Cartigny (Switzerland) 2003, Londra 2004, Stony Point /California (America del Nord) 2004

4. 24a Assemblea Generale dell'ARM (2004) ad Accra / Ghana


Il genere teologico
La 24° assemblea ha realizzato un Patto in via di Realizzazione, meglio: Pattando per la giustizia
Discussione su status confessionis o confessione di fede:
Uno status confessionis delinea i limiti della libertà di fede in merito alla problematica (“Chi si separa consapevolmente dalla Chiesa Confessante si separa dalla salvezza”, per parlare con D. Bonhoeffer)
Pericolo dell'esclusione, mentre l'unica nostra forza è l'unità. (Möller)
Chiarezza sulla questione che si tratta di una pietra d'inciampo che fa perdere
la fede. (Duchrow)


E poi?
Consiglio Ecumenico delle Chiese (2006) Agape (Alternative globalization addressing people and earth), Porto Allegre
Le dichiarazioni si susseguono a ritmi sempre più serrati, gli allarmi si susseguono a ritmi sempre più serrati, i dati dei danni sono sempre più ufficiali. Perché non riusciamo a cambiare?
Perché i moventi per l’umana violenza (ingordigia) sono molto profondi.


II. Eugen Drewermann e il superamento dell'angoscia umana
Eugen Drewermann dopo lo studio della filosofia, teologia e psicoanalisi è arrivato alla convinzione che la fondamentale angoscia umana risulta dalla realizzazione di non essere “affatto necessari” 1 per l'universo in cui siamo collocati.

Caino ed Abele

Biblicamente questa esperienza è drammatizzata dalla prima apparizione della progenie umana di fronte a Dio: Caino e Abele.

Caino ed Abele hanno entrambi un mestiere, un lavoro, un talento: Abele fa il pastore e Caino coltiva le terre. Entrambi vorrebbero essere riconosciuti per questo loro talento, approvati nei loro doni, riconfermati nella personalità che queste loro attività le conferiscono.
Portano quindi un offerta a Dio, per attirare la sua attenzione e provocare lodi e conferma.

Ma, così scrive il testo biblico: “Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta.”
Al di là delle domande sul perché di questa strana reazione di Dio, l’episodio scatena l’ira di Caino.

La mancata approvazione provoca ira. Ira perché uno pensa che vale di meno, che ha sbagliato in qualche cosa, che l’altro (in questo caso Dio) non ti vuole, non ti stima. Ciò non è solo un offesa e una ferita al proprio ego, ma non essere riconosciuti per quel che siamo costituisce un grande pericolo:

• se nessuno mi riconosce, nessuno mi vuole
• se nessuno mi vuole, nessuno mi vede
• se nessuno mi vede è come se sparissi, come se non esistessi.


La mancata approvazione dell’altro minaccia di cancellare la mia presenza dalla
terra. Che l’Altro in questo caso sia Dio, rende questa cancellazione solo più
definitiva e radicale.

Una tale minaccia non può essere sostenuta passivamente!

Caino deve fare di tutto per esser visto e riconosciuto, persino se questo riconoscimento gli arriva come assassino.
Elimina quindi suo fratello per costringere Dio a guardarlo.

Certo, questo mito biblico lascia inconsiderato tutta una serie di fattori, come la società, i gradi di non considerazione, la consolidazione del proprio io.

La storia di Caino e Abele è spoglia come un esperimento in un laboratorio per poter bene osservare che cosa succede sotto certe condizioni date. E, secondo questo mito biblico, le condizioni

1. di un estremo bisogno di approvazione che incontra
2. una non considerazione senza ragione
3. scatenano una tale angoscia esistenziale di sparire (angoscia della morte)
4. provocare una reazione violenta.

Quali reazioni possibili a quest’angoscia:

Mettersi in mostra e per questo eliminare i concorrenti
Aumentare l’offerta

L’angoscia esistenziale (di sparire di essere cancellati perché nessuno mi vede) ci fa aggrappare ad ogni roccia, ogni casa o altra manifestazione materiale, come se potesse essere la nostra ancora di salvezza, come se potesse attestare che il nostro ruolo è fondamentale e il mondo non può fare senza di noi.

La tendenza all'estremo accumulo è un sintomo della grande paura che ci soffia sul collo.

La paura rende vulnerabili e questa debolezza deve essere protetta mediante i possedimenti, le assicurazioni, i soldi in banca e in borsa.


Lo shopping

Infatti, è sotto gli occhi di tutti che la risposta occidentale all'angoscia vitale è diventata lo shopping.
La pubblicità ci suggerisce che per ogni crisi di vita può essere comprato un oggetto che rimedia alla nostra mancanza. Così succede che dopo la rottura del fidanzamento ci si sente appagati dall'acquisto di un nuovo telefonino e contro le continue liti in famiglia il detersivo extra forte per pavimenti sembra essere la soluzione adatta.

Contro la paura di venire annientato l'essere umano produce le armi, contro la paura di morire di fame accaparra il cibo a costo di privarne gli altri e contro la paura di invecchiare consuma creme, medicine e ricorre alla chirurgia plastica.


La repressione

Ma è tristemente evidente come queste misure di protezione non portino ad una soluzione, ma siano soltanto agenti che reprimono la paura per farla riemergere con maggiore potenza ad un livello più intenso, più globale.
In breve, l'inappropriata reazione alla paura fa uscire la gente di senno. Eugen Drewermann la formula così:

La tragedia dell’umana esistenza è sempre di nuovo radicata nel fatto di aggrapparsi ad altri esseri umani o cose per la sola paura della propria irrilevanza, come se questi potessero sostituire Dio quale base portante sotto l’abisso del mondo creato. Solo per paura, tutte le cose del mondo cominciano a spostare fuori dal centro il creatore di tutte le cose del mondo.
Più un essere umano perde Dio di vista, più nella sua paura diventa  dipendente da tutte le cose che lo circondano. Questi invece, nella loro abissale irrilevanza, possono solo aumentare l’allontanamento dal Dio che è assolutamente altro.
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Fiducia

La risposta biblica alla paura non è la fede, almeno non nei termini che ci fanno pensare a disciplina e responsabilità, o regole e dogmi. Troppo spesso la fede è vista come un agente morale che serve all'educazione civica. Troppo spesso ci si rivolge alla Bibbia solo per un orientamento etico.

La risposta biblica all'angoscia umana invece consiste
nella fiducia. Il  superamento dei riflessi condizionati di acquisto, assicurazione e approvvigionamento può essere raggiunto solamente attraverso la fiducia. La fiducia, secondo Eugen Drewermann, è la chiave che riesce ad interrompere la spirale dell'angoscia che tiene l'essere umano in catene.


Trovare fiducia in Gesù

Dove trovare una tale fiducia di fronte alla minaccia esistenziale della vita?
Nell’esperienza di Gesù di Nazareth. Il messaggio neotestamentario su Gesù
è

• che ha affrontato le fondamentali minacce della vita (la povertà, l'isolamento, l'incomprensione, l'aperta ostilità) con la fiducia che ci sia una realtà accogliente oltre queste manifestazioni immediate. (v. preghiere, annunci di essere un emanazione di questa realtà).
• Questa realtà si manifesta come divina, perché è in grado di superare le leggi naturali, o meglio, di andare fino in fondo alle dinamiche che regolano il mondo del creato.
• Per Gesù le minacce sulla vita sono un abbaglio di fronte alle strutture di eternità con cui essa è concepita.

La realtà divina si manifesta come una realtà interessata a chi di per sé si concepisce come non “affatto necessario”.
La manifestazione e la predicazione di Gesù, come del resto anche già le storie della creazione del Primo Testamento, affermano che “non c'è necessità che tu ci sia, ma ci devi essere, perché sullo sfondo sta una potenza che vuole che tu esista, anzi, alla quale tu
saresti mancato se non fossi esistito.”
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Questa è la funzione della religione: costituire la base sulla quale l'essere umano può trovare la fiducia. E questo è anche l'intimo messaggio dal primo fino all'ultimo libro entrato nel canone biblico.

Ergo

Le conseguenze di questa teoria per me sono piuttosto sorprendenti:

• installare la fiducia nell'altro per liberarlo a diventare quel che può essere
• anziché combattere il nemico (l'industria inquinante, la persona distratta a
cui non importa “tanto son tutti uguali”) aiutargli nella liberazione dalle
paure che lo condizionano
• diffondere fede per rafforzare la personalità, anziché indebolirla



La tragedia dell’umana esistenza è sempre di nuovo radicata nel fatto di aggrapparsi ad altri esseri umani o cose per la sola paura della propria irrilevanza, come se questi potessero sostituire Dio quale base portante sotto l’abisso del mondo creato. Solo per paura, tutte le cose del mondo cominciano a spostare fuori dal centro il creatore di tutte le cose del mondo.
Più un essere umano perde Dio di vista, più nella sua paura diventa dipendente da tutte le cose che lo circondano. Questi invece, nella loro abissale irrilevanza, possono solo aumentare l’allontanamento dal Dio che è assolutamente altro.
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note
1 Eugen Drewermann,
Religione perché, Queriniana, Brescia, 2003, p. 109.
2 Eugen Drewermann, Tiefenpsychologie und Exegese, Vol. 2, p. 564; (titolo in it.:Psicologia del
Profondo e Esegesi)
3 Eugen Drewermann,
Religione perché, Queriniana, Brescia, 2003, p. 110.  
4 Eugen Drewermann, Tiefenpsychologie und Exegese, Vol. 2, p. 564; (titolo in it.:Psicologia del
Profondo e Esegesi)



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