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martedì 9 maggio 2017

2017_05_06 - C'eravamo, ci siamo, ci saremo








LETTERA AI GIORNALI 


Gentile Direttore,
stiamo assistendo ad una crescente preoccupazione per la salute del nostro pianeta Terra e notiamo che la questione della Terra in pericolo sta entrando, finalmente, nei nostri discorsi quotidiani.
Secondo gli scienziati, l'intervento umano ai danni del pianeta è accelerato negli ultimi 200 anni in maniera tale da dar vita addirittura ad una nuova era geologica: l'Antropocene. Il termine è stato divulgato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J. Crutzen proprio per indicare l'impatto senza precedenti dell'azione umana sull'ambiente terrestre.
Sin dai suoi esordi, la scienza moderna è stata concepita per svelare la conoscenza e per essere usata al fine di creare un mondo sempre migliore e più prospero, ma dal punto di vista della vita oggi constatiamo che si è ottenuto il contrario. Il paradosso delle conseguenze sta diventando ora evidente: gli oceani, i fiumi, lʹatmosfera e il suolo sono stati tutti gravemente danneggiati dalle azioni umane. In questa nuova era, infatti, l'uomo interferisce come mai accaduto prima con la natura, per plasmare il nostro pianeta.
Un istruttivo sopralluogo in Val Clarea, dove la fresa meccanica - chiamata in modo ingannevole “talpa Gaia” per darle un'impronta di complicità amicale - ha inghiottito e macinato oltre 200.000 metri cubi di montagna (che sono nulla, rispetto a quanto dovrà essere "lavorato" dal tunnel di base), dimostrerebbe quanto l'essere umano, attraverso le macchine, sia diventato una forza geologica.
E' urgente riconsiderare lo stile di vita dell'uomo moderno che inquina l'aria, la terra e il mare (la natura da sé non produce rifiuti), ma, soprattutto, riesaminare le scelte “strutturali” che hanno la capacità di compromettere in maniera irreversibile il suo stesso habitat.
In un recente articolo Domenico Finiguerra (già sindaco di Cassinetta di Lugagnano e Personaggio Ambiente 2011 che abbiamo conosciuto al Grande Cortile) ci ricorda che la terra è il nostro “hardware” e non disponiamo di altri ”supporti”.
Paolo Pileri del Politecnico di Milano evidenzia come il consumo di suolo sia “una sorta di patologia del sistema culturale in cui viviamo”, ed è particolarmente presente nel nostro Paese che pure è stato il primo al mondo a inserire nella Costituzione la tutela del paesaggio.
Lo scorso 22 aprile è stata celebrata la “Giornata della Terra” e l'associazione “Earth Day “ della California ha riproposto la citazione di Franklin D. Roosevelt (Presidente degli Stati Uniti dal 1933 al 1945): “Una nazione che distrugge le proprie terre distrugge se stessa”.
Uno degli ambiti su cui si riflette ancora poco a livello di Chiese, nonostante la svolta impressa da Francesco con l'enciclica Laudato Si', è quello della teologia naturale. In passato gli esseri umani comunicavano con la natura e la onoravano come un dono divino.
La tradizione cristiana, a partire dalla mistica ascetica dei padri del deserto a quella siriaca, da quella dei monaci italiani Benedetto da Norcia e Romualdo sino alla mistica medievale di Ildegarda di Bingen e Matilde di Magdeburgo, è sempre stata attenta al rapporto uomo-natura e alla valorizzazione del creato come modello di armonia e perfezione. Nel Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi si vedrà il momento forse più alto di una cristianità sensibile al creato.
Negli ultimi anni un numero crescente di teologi delle varie confessioni cristiane ha già posto l’accento sulla necessità di una chiara opzione per la salvezza del pianeta da parte dei credenti, e non solo per la difesa dell’ambiente - per quanto importante e urgente sia tale compito -, ma anche per quell’«assunzione di una mentalità eco-religiosa attraverso la quale gli esseri umani si trasformeranno da inquilini incoscienti a custodi intelligenti e responsabili» (Commissione Teologica Internazionale di teologi e teologhe del Terzo Mondo).
Thomas Berry, ecoteologo scomparso nel 2009, scrive: «Si potrebbe dire che la più importante divisione oggi esistente non è più né di classe né di religione; piuttosto, la divisione fondamentale tra gli esseri umani è tra coloro che si dedicano a preservare il pianeta e coloro che sono decisi a distruggerlo».
Non possiamo dirci credenti se ci troviamo tra coloro che sono intenti a distruggere la prima meraviglia che Dio ci ha dato.
Secondo il prof. Duccio Demetrio, fondatore tra l'altro dell'Accademia del silenzio, è tempo che si stringa un'alleanza ideale (non ideologica) tra credenti e non credenti in nome della salvezza della terra, del cielo, delle acque.
Il prossimo sabato 6 maggio parteciperemo come gruppo alla manifestazione No Tav per ribadire pubblicamente, ancora una volta, la nostra contrarietà a questo progetto (per i tanti motivi ormai noti) e per camminare idealmente con tutti i popoli che a livello planetario lottano in modo corale per “azionare il freno di emergenza” contro un progresso insostenibile che pare governato non dall'homo sapiens ma dall'homo demens.

Gruppo Cattolici per la Vita della Valle
















foto di Luca Perino, Carlo Ravetto, : Perdoncin, mg.







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