LETTERA AI GIORNALI
Gentile Direttore,
stiamo assistendo ad una crescente
preoccupazione per la salute del nostro pianeta Terra e notiamo che la
questione della Terra in pericolo sta entrando, finalmente, nei nostri discorsi
quotidiani.
Secondo gli scienziati, l'intervento
umano ai danni del pianeta è accelerato negli ultimi 200 anni in maniera tale
da dar vita addirittura ad una nuova era geologica: l'Antropocene. Il termine è
stato divulgato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J. Crutzen
proprio per indicare l'impatto senza precedenti dell'azione umana sull'ambiente
terrestre.
Sin dai suoi esordi,
la scienza moderna è stata concepita per svelare la conoscenza e per essere
usata al fine di creare un mondo sempre migliore e più prospero, ma dal punto
di vista della vita oggi constatiamo che si è ottenuto il contrario. Il
paradosso delle conseguenze sta diventando ora evidente: gli oceani, i fiumi,
lʹatmosfera e il suolo sono stati tutti gravemente danneggiati dalle azioni
umane. In questa nuova era, infatti, l'uomo interferisce come mai accaduto
prima con la natura, per plasmare il nostro pianeta.
Un istruttivo
sopralluogo in Val Clarea, dove la fresa meccanica - chiamata in modo
ingannevole “talpa Gaia” per darle un'impronta di complicità amicale - ha
inghiottito e macinato oltre 200.000 metri cubi di montagna (che sono nulla,
rispetto a quanto dovrà essere "lavorato" dal tunnel di base),
dimostrerebbe quanto l'essere umano, attraverso le macchine, sia diventato una
forza geologica.
E' urgente
riconsiderare lo stile di vita dell'uomo moderno che inquina l'aria, la terra e
il mare (la natura da sé non produce rifiuti), ma, soprattutto, riesaminare le
scelte “strutturali” che hanno la capacità di compromettere in maniera
irreversibile il suo stesso habitat.
In un recente
articolo Domenico Finiguerra (già sindaco di
Cassinetta di Lugagnano e Personaggio Ambiente 2011 che abbiamo
conosciuto al Grande Cortile) ci ricorda che la terra è il nostro “hardware” e
non disponiamo di altri ”supporti”.
Paolo Pileri del Politecnico di Milano
evidenzia come il consumo di suolo sia “una sorta di patologia del sistema
culturale in cui viviamo”, ed è particolarmente presente nel nostro Paese che
pure è stato il primo al mondo a inserire nella Costituzione la tutela del
paesaggio.
Lo scorso 22
aprile è stata celebrata la “Giornata della Terra” e l'associazione “Earth Day
“ della California ha riproposto la citazione di Franklin D. Roosevelt
(Presidente degli Stati Uniti dal 1933 al 1945): “Una nazione che distrugge le
proprie terre distrugge se stessa”.
Uno degli ambiti su cui si riflette
ancora poco a livello di Chiese, nonostante la svolta impressa da Francesco con
l'enciclica Laudato Si', è quello della teologia naturale. In passato gli
esseri umani comunicavano con la natura e la onoravano come un dono divino.
La tradizione cristiana, a partire dalla
mistica ascetica dei padri del deserto a quella siriaca, da quella dei monaci
italiani Benedetto da Norcia e Romualdo sino alla mistica medievale di
Ildegarda di Bingen e Matilde di Magdeburgo, è sempre stata attenta al rapporto
uomo-natura e alla valorizzazione del creato come modello di armonia e
perfezione. Nel Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi si vedrà il
momento forse più alto di una cristianità sensibile al creato.
Negli ultimi anni un numero crescente di
teologi delle varie confessioni cristiane ha già posto l’accento sulla
necessità di una chiara opzione per la salvezza del pianeta da parte dei
credenti, e non solo per la difesa dell’ambiente - per quanto importante e
urgente sia tale compito -, ma anche per quell’«assunzione di una mentalità
eco-religiosa attraverso la quale gli esseri umani si trasformeranno da
inquilini incoscienti a custodi intelligenti e responsabili» (Commissione
Teologica Internazionale di teologi e teologhe del Terzo Mondo).
Thomas Berry, ecoteologo scomparso nel
2009, scrive: «Si potrebbe dire che la più importante divisione oggi esistente
non è più né di classe né di religione; piuttosto, la divisione fondamentale
tra gli esseri umani è tra coloro che si dedicano a preservare il pianeta e
coloro che sono decisi a distruggerlo».
Non possiamo dirci
credenti se ci troviamo tra coloro che sono intenti a distruggere la prima
meraviglia che Dio ci ha dato.
Secondo il prof. Duccio
Demetrio, fondatore tra l'altro dell'Accademia del silenzio, è tempo che si
stringa un'alleanza ideale (non ideologica) tra credenti e non credenti in nome
della salvezza della terra, del cielo, delle acque.
Il prossimo sabato 6
maggio parteciperemo come gruppo alla manifestazione No Tav per ribadire
pubblicamente, ancora una volta, la nostra contrarietà a questo progetto (per i
tanti motivi ormai noti) e per camminare idealmente con tutti i popoli che a
livello planetario lottano in modo corale per “azionare il freno di emergenza”
contro un progresso insostenibile che pare governato non dall'homo sapiens ma
dall'homo demens.
Gruppo Cattolici per
la Vita della Valle
foto di Luca Perino, Carlo Ravetto, : Perdoncin, mg.
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